Perfezionismo: l’ideale che intrappola

L’ideale di sé in psicologia, filosofia e psicoanalisi

Il tema dell’ideale è al centro di numerose elaborazioni in filosofia, in psicologia e in psicoanalisi.

Per quanto riguarda quest’ultima, Freud incluse nella sua ricerca i concetti di ideale dell’Io, Io ideale e idealizzazione. La psicoanalisi freudiana riletta da Jacques Lacan darà in seguito grande rilevanza al tema dell’ideale. Molti autori post-freudiani hanno introdotto e sviluppato il concetto del “Sé”, proponendo una distinzione tra Sé ideale e Sé reale.

Pefezionismo clinico, immagine corporea, disturbi alimentari

In effetti è un concetto che aiuta a leggere la struttura di molti fenomeni clinici. E questo è ancora più vero oggi, quando da un lato assistiamo al crollo degli ideali intesi come ideali politici, che avevano orientato e aggregato gli individui, dall’altro registriamo un rinnovato strapotere dell’ideale in certi fenomeni quali il perfezionismo, la spinta alla performance, al risultato. Anche a livello dell’immagine del corpo, troviamo l’ideale di magrezza e di purezza dietro alla spinta alla perfezione, che mostra tutto il suo lato mortificante nei disturbi alimentari come l’anoressia o nell’insoddisfazione inconsolabile del dismorfismo corporeo. Questi fenomeni clinici legati all’immagine del corpo, che riguardino il cibo e l’appetito o un difetto individuato nel corpo che diventa insopportabile, riguardano tutte le età, ma sono estremamente diffusi nell’adolescenza, tanto che molti genitori allarmati chiedono un sostegno psicologico proprio perché vedono i figli vivere questo tipo di sofferenza. Altre volte sono gli stessi ragazzi a chiedere un supporto psicologico perché la sofferenza prodotta dal sintomo è divenuta insopportabile e/o egodistonica, cioè è riconosciuta come problema dall’adolescente.

Quadro "Il doppio segreto" di René Magritte, che evoca le difficoltà degli adolescenti rispetto all'immagine corporea che spesso porta loro o i genitori a chiedere un supporto psicologico

Il doppio segreto, Magritte

L’ideale di sé come orientamento

Da un lato, dunque, l’ideale che orienta, dall’altro, l’ideale che inibisce (ad es. nel perfezionismo) e mortifica (ad es. nell’anoressia, depressione).

In effetti, l’ideale, che racchiude qualità e caratteristiche che vorremmo possedere, aiuta a dare una direzione al soggetto, permette quelle che in psicoanalisi sono le identificazioni, cioè assunzioni di un tratto prelevato dall’Altro e fatto proprio, che permette al soggetto di reperirsi da qualche parte nel discorso, oltre che imbrigliare qualcosa della pulsione. Sebbene a volte occorra distanziarsene o metterle in questione (mentre altre volte occorre lavorare per rafforzarle), le identificazione sono in primo luogo utili al soggetto e l’ideale è implicato nel processo di identificazione.

L’ideale paralizzante nel perfezionismo: inibizione e procrastinazione ossessiva

L’altra faccia dell’ideale si manifesta quando anziché orientare il soggetto, diviene una sorta di persecutore interno. L’elemento persecutorio sta nel fatto che il soggetto si condanna all’insoddisfazione sull’altare di un ideale irraggiungibile. Un ideale eccessivamente ingombrante che relega il soggetto a una posizione di certa inferiorità, di indegnità. A volte il soggetto si arrende (possiamo pensare alla depressione), altre volte combatte una lotta incessante, come in certe manifestazioni del tratto ossessivo di perfezionismo. Un esempio clinico che aiuta a capire il significato di perfezionismo è quello dello studente che deve prendere il massimo dei voti per ritenersi soddisfatto: prendere 9 non dà soddisfazione, perché non è ancora il massimo, ma se arrivasse il massimo ancora non basterebbe, perché troverebbe comunque dei motivi per leggersi insufficiente. Perché al di là dei dati cosiddetti di realtà, il soggetto si pone in una posizione di subalternità rispetto a un ideale sempre distante. Sono i casi in cui l’ideale diventa uno sguardo severo gettato sul soggetto, condannato a un dover essere perfetto mai raggiungibile.

A volte l’ideale di sé irraggiungibile che incombe sul soggetto è presente nei fenomeni di inibizione in cui l’azione è sempre differita. È il campo della procrastinazione: gli esempi di procrastinazione più comuni sono quelli riguardanti un compito, un lavoro, la laurea, un’articolo da scrivere, un’opera creativa… la loro realizzazione è sempre rimandata, cosicché non prendono mai forma, non vengono mai portati a termine, perché niente può essere perfetto a meno che non rimanga un’idea, un ideale. E dunque il soggetto, non potendo essere perfetto, preferisce non essere, rimandare all’infinito la questione.

La spinta ossessiva alla performance nel perfezionismo

In modo apparentemente paradossale, vediamo la continuità clinica in forme apparentemente opposte da un punto di vista fenomenologico, cioè di come appaiono: la spinta alla performance può essere il rovescio dell’inibizione. Ecco perché spesso in certi soggetti performance e procrastinazione si alternano, in fasi di “exploit”, per riprendere un’espressione di Lacan, e fasi di procrastinazione dove l’azione è sempre rimandata.

Da un punto di vista clinico, riprendendo il taglio sul ruolo dell’ideale, non siamo lontani. Nella procrastinazione si rimanda l’azione schiacciati dall’ideale di sé del perfezionismo, nella spinta alla performance prevale la ricerca attiva del soggetto rispetto al raggiungimento dell’ideale di perfezione, raggiungimento sempre mancato. La spinta alla performance è molto diffusa nell’epoca contemporanea: il soggetto contemporaneo è spesso schiavo della performance, a volte fino al punto di interrogarsi e chiedersi: perché? per chi? Quando la performance (sportiva, scolastica, lavorativa, artistica…) diventa una prigione, le persone chiedono un sostegno psicologico.

Ideale e disturbi alimentari: l’ideale del corpo perfetto nell’anoressia nervosa

Infine, nel caso dell’anoressia, è innegabile il ruolo svolto dall’ideale del corpo magro. Il corpo perfetto, il corpo ideale è per l’appunto… ideale: paradossalmente incorporeo, senza peso, disincarnato. L’anoressia mostra bene la spinta verso la morte dietro la ricerca di perfezione. Tutto ciò che vive è in effetti necessariamente imperfetto, poiché la vita implica un movimento, una contingenza, una mancanza. È impossibile ridurre la clinica dei disturbi alimentari (come le altre fenomenologie cliniche evocate come il perfezionismo) a una questione di ideale, tuttavia è innegabile che questo abbia la sua incidenza.

Supporto psicologico per il perfezionismo e i disturbi alimentari per adolescenti e adulti

Sebbene non siano appannaggio dell’età giovanile, problemi come il perfezionismo clinico, i disturbi alimentari come l’anoressia e le altre problematiche riguardanti il rapporto con l’ideale si verificano spesso negli adolescenti, che spesso si sentono presi dalla domanda di performance dell’Altro. Come psicologo orientato dalla psicoanalisi lacaniana, mi occupo delle problematiche legate all’ideale come il perfezionismo, la procrastinazione e i disturbi alimentari negli adolescenti e negli adulti.

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L’angoscia non è un disturbo: angosciarsi con Lacan